L'intervista della settimana a: MICOL LEGNANI

Una breve presentazione di te: quali sono state le tue esperienze sportive come atleta? Che ruolo avevi in campo?

Sono stata una persona ed un’atleta fortunata, quando la società New Volley Adda è nata io già giocavo a pallavolo e mi allenava sempre Santina. Giocavo come centrale. Ho fatto parte di una squadra giovanile e molto forte (annata 93/94) con la quale abbiamo vinto molto e avuto grandi soddisfazioni e vittorie come gruppo e, per mia fortuna, anche individuali.

Per quali motivi hai deciso di intraprendere la carriera da allenatore di pallavolo? Quali sono le tue esperienze in panchina?

Mi ricordo che nel settembre 2013 mi chiamò Chiara, la figlia di Santina e Giancarlo, e mi disse che i suoi genitori stavano cercando un aiuto in palestra… cosi, entusiasta, sentii telefonicamente Santina e la sera stessa ero già attiva. Per tre anni ho allenato le più piccole, ottenendo il passaggio del girone provinciale Fipav, grande conquista poiché avevo come titolari delle bambine sotto età. Il quarto anno, quello appena passato, ho allenato un under/14 ottenendo tanti miglioramenti. Quest’anno la grande sfida... allenare un under/16. Impresa complessa, a questa età le ragazze sono più sensibili e, senza voler per forza sottolineare uno stereotipo, la verità è che l'adolescenza è difficile, le capisco, ma vorrei spronarle per far si che possano accrescere le loro capacità sportive e la loro forza caratteriale.

Cosa ti ha convinto ad intraprendere la collaborazione tecnica proprio con la New Volley Adda nella quale hai militato da atleta?

Non avrei iniziato da nessun altra parte. Non lo dico per smanceria. In passato, come giocatrice ho imparato tanto, sapevo che lo stesso percorso l’avrei ottenuto come aspirante allenatrice.

Da chi hai imparato di più nella tua, per ora, breve carriera?

Il primo ed il secondo anno sono stata tantissime ore in palestra con Santina. Lei è la mia insegnante. Pallavolisticamente ho appreso quasi tutto quello che so guardandola e ascoltandola... poi Giancarlo, anche lontano dalla palestra con lui erano grandi dialoghi, anzi... parlava lui e io ascoltavo e ascoltavo le mille esperienze del campo.... insomma... loro sono stati i miei fari.

Qual è l’aspetto più difficile del ruolo di allenatore?

Penso che sia conquistare la fiducia dei propri atleti... questo è complicato a livello emotivo. A livello pratico, tecnico, probabilmente è la capacità di riconoscere l’errore e la prontezza nel correggerlo. È una questione di istanti perché se non corretto può diventare un meccanismo difficile da disinnescare.

Un allenatore che ammiri particolarmente?

Oggi, per me, il migliore è Radostin Stojčev. Una volta ha detto "non conosco altro modo per vincere se non lavorare", questo riassume la grandezza dei suoi risultati.

Come prepari un allenamento e una partita importante?

Gli allenamenti nella maggior parte dei casi li preparo pensando semplicemente al gruppo a cui devo proporlo. Si lavora per migliorare. Perciò preparo esercizi per aiutare le giovani atlete a dare il meglio. Cerco poi di lavorare con continuità su determinati fondamentali o certe situazioni. La preparazione alla gara è un continuum del programma di allenamento, rinforzando certi aspetti, che so che saranno utili alla gara, ma che sempre siano in primis fattori di crescita per ogni individualità.

 

Come smaltisci una sconfitta?

Essendo stata una giocatrice so che la miglior dote per l’atleta è la memoria a breve termine. Non è ammesso fissarsi sulle sconfitte o sui propri errori, ma è necessario uscirne nell’immediato, nell’istante della gara. Un allenatore, invece, della sconfitta parla sempre. Come dice Velasco “chi perde spiega.... spiega e parla”, per quel che mi riguarda parlando trovo le chiavi di volta. Mi confronto anche con le giocatrici. Penso sia utile, anche loro sono insegnanti per gli allenatori.

Quali sono le caratteristiche della tua Under/16 “Blu”, in cosa può migliorare e quali sono gli aspetti sui quali occorre lavorare?

Sono un bel gruppo. Alcune di loro le conosco da quando militavano nell’under/12. Posso dire che hanno grande margine di crescita. Ma certamente bisogna lavorare. Tecnicamente rinforzando l’aspetto legato alla gestione della fase del cambio palla.

Puoi fare un bilancio del lavoro svolto e dei risultati ottenuti con la “Blu” dopo questa prima parte di stagione, che si è appena conclusa con il quarto posto nel girone Fipav, il secondo posto nel girone provinciale e il primo turno della fase regionale PGS?

Sicuramente si poteva fare di più per quel che riguarda i risultati. Si può sempre. Onestamente all’inizio del campionato, dopo le prime partite, credevo di poter passare il girone Fipav con un terzo posto, ma non ci siamo riusciti per un soffio. Pazienza. il rimpianto di non essere andati avanti in PGS invece è un pò più forte. Ma detto questo ora si pensa a ripartire. E dobbiamo fare meglio.

Domanda: Quali sono gli obiettivi tuoi e della squadra nel campionato primaverile PGS appena iniziato?

L'obiettivo va oltre il risultato. Dobbiamo "cambiare la mentalità", imparare ad avere un atteggiamento caratterizzato dalla cattiveria agonistica, cosa che non abbiamo per ora. Lo scopo è assolutamente conquistare questo: se lo facciamo possiamo affrontare il campionato a testa alta e possiamo pensare di andare avanti, superando il girone. Come dico sempre alle BluGirls: "Dipende tutto da noi!" Gli obiettivi miei sono gli stessi del gruppo. Faccio tutto in funzione delle mie atlete. Spero che possano crescere tanto. Ho spiegato che alzerò l’asticella delle richieste, so che chi ha voglia, riuscirà a "tenere botta".

A quali programmi futuri hai pensato per questo gruppo?

Nell’immediato futuro penserò ad aiutare le ragazze ad accrescere e sviluppare caratteristiche che possano dare loro la possibilità di giocare al meglio ed avere performance ottimali.